Buona visione ;-D
mercoledì 18 gennaio 2012
CAMPAGNA MINORI E TV
Vi propongo lo spot "Bambini e Televisione: meglio non distrarsi" :-).
In collaborazione con il ministero delle Comunicazioni, la Rai ha lanciato dal 10 Gennaio 2008 una nuova campagna dedicata al rapporto tra minori e tv. Trovate un articolo pubblicato su la Repubblica.it al seguente indirizzo: http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/spettacoli_e_cultura/tv-bambini-genitori/tv-bambini-genitori/tv-bambini-genitori.html
In collaborazione con il ministero delle Comunicazioni, la Rai ha lanciato dal 10 Gennaio 2008 una nuova campagna dedicata al rapporto tra minori e tv. Trovate un articolo pubblicato su la Repubblica.it al seguente indirizzo: http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/spettacoli_e_cultura/tv-bambini-genitori/tv-bambini-genitori/tv-bambini-genitori.html
BAMBINI DIGITALI
Oggi, vi propongo un'interessante puntata di "Genitori si diventa", in cui la Dott.ssa Rinalda Montani, docente di Pedagogia Generale all'Università di Padova, parla del rapporto dei bambini (digitali) con gli strumenti tecnologici, soffermandosi in particolare sul medium TV.
Buona visione :-)
Che ne pensate di questa puntata?
Buona visione :-)
Che ne pensate di questa puntata?
martedì 17 gennaio 2012
I FALSI MITI SU MASS MEDIA E BAMBINI
http://psicologicamenteblog.blogspot.com/2010/08/mass-media-apprendimento-psicologia.html
Buona lettura!!!
Buona lettura!!!
Questione di Multitasking :-P |
ALLA RICERCA DI UNA COMUNICAZIONE TELEVISIVA IDEALE
Le considerazioni che abbiamo svolto intorno alla TV hanno messo in luce gli aspetti negativi del mondo delle immagini. Non sarebbe tuttavia giusto mettere in atto un processo di demonizzazione di questa cultura che i media hanno prodotto e continuano a produrre. La cultura dell'immagine ha avuto, soprattutto agli inizi, un importante ruolo emancipativo per la società.
Per evitare le degenerazioni descritte precedentemente è necessario introdurre dei correttivi. In particolare si dovrebbe lavorare per affiancare all'immagine la parola scritta. Probabilmente infatti, se si riuscisse a stabilire un equilibrio tra queste due diverse modalità di espressione si innescherebbe un circolo virtuoso, in quanto la parola scritta permetterebbe di decifrare l'immagine, liberandone tutto il potenziale espressivo (giacché anche l'immagine, bisogna dirlo, ha un ruolo cognitivo) e l'immagine, a sua volta, arricchirebbe il testo scritto. Si avrebbe una situazione comunicativa ideale, frutto dell'interazione tra logos e immagine. Vi è chi sostiene ad esempio che Internet potrà assolvere questo compito.
La Rete, pur essendo un mezzo visivo come la TV, ha una natura diversa, perché al suo interno riveste un ruolo centrale il testo scritto che, grazie alla sua particolare configurazione (il sistema dei links), rende agevole l'approfondimento dei contenuti. Una diffusione sempre più massiccia di Internet potrebbe funzionare come antidoto all'impoverimento del capire che la televisione ha determinato.
Ma la battaglia decisiva si svolgerà in ambito scolastico. È lì che è necessario gettare le basi perché accanto alla cultura dell'immagine si (ri)affermi la cultura scritta, la cultura del leggere e del capire. La scuola può infatti fornire quegli strumenti critici utili per decodificare e interpretare i messaggi provenienti dal mondo dell'informazione, per distinguere le opportunità emancipative dalle forme di dominio. Può dare insomma quel necessario outillage mentale indispensabile per orientarsi nelle complesse dinamiche della modernità.
E voi, come pensate si possa costruire una comunicazione televisiva ideale? Che proposte avete?
Per evitare le degenerazioni descritte precedentemente è necessario introdurre dei correttivi. In particolare si dovrebbe lavorare per affiancare all'immagine la parola scritta. Probabilmente infatti, se si riuscisse a stabilire un equilibrio tra queste due diverse modalità di espressione si innescherebbe un circolo virtuoso, in quanto la parola scritta permetterebbe di decifrare l'immagine, liberandone tutto il potenziale espressivo (giacché anche l'immagine, bisogna dirlo, ha un ruolo cognitivo) e l'immagine, a sua volta, arricchirebbe il testo scritto. Si avrebbe una situazione comunicativa ideale, frutto dell'interazione tra logos e immagine. Vi è chi sostiene ad esempio che Internet potrà assolvere questo compito.
La Rete, pur essendo un mezzo visivo come la TV, ha una natura diversa, perché al suo interno riveste un ruolo centrale il testo scritto che, grazie alla sua particolare configurazione (il sistema dei links), rende agevole l'approfondimento dei contenuti. Una diffusione sempre più massiccia di Internet potrebbe funzionare come antidoto all'impoverimento del capire che la televisione ha determinato.
Ma la battaglia decisiva si svolgerà in ambito scolastico. È lì che è necessario gettare le basi perché accanto alla cultura dell'immagine si (ri)affermi la cultura scritta, la cultura del leggere e del capire. La scuola può infatti fornire quegli strumenti critici utili per decodificare e interpretare i messaggi provenienti dal mondo dell'informazione, per distinguere le opportunità emancipative dalle forme di dominio. Può dare insomma quel necessario outillage mentale indispensabile per orientarsi nelle complesse dinamiche della modernità.
E voi, come pensate si possa costruire una comunicazione televisiva ideale? Che proposte avete?
lunedì 16 gennaio 2012
POPPER E PARASCANDOLO: PROPOSTE PER UNA TV MIGLIORE
Come si potrebbe riuscire a ideare e trasmettere programmi informativi e non incentrati sulla violenza, così da formare i giovani e non imbarbarirli?
A tal proposito, ritengo interessante una proposta del grande Popper: stabilire un codice deontologico per i
professionisti della televisione allo scopo di tutelare la paidéia, l'educazione. Popper pensava alla creazione di un Istituto per la televisione (nuovo potere) che avesse come compito principale quello di preparare in modo adeguato gli operatori della TV (essa è un potere), rendendoli pienamente consapevoli dell'importanza del loro compito. Inoltre l'Istituto poi avrebbe dovuto vigilare perché ogni operatore rispettasse le regole stabilite.
C'è però un aspetto dell'idea popperiana che presenta qualche difficoltà. Infatti, la proposta di
Popper rivela i suoi limiti: essa infatti prevede che per limitare un potere (la TV) se ne introduca uno nuovo (l'Istituto per la televisione), con tutti i rischi che esso comporta. Si pone infatti il seguente problema: chi gestirà questo nuovo potere? La società o la politica? E con quali criteri? Sarebbe più opportuno tentare di limitare il potere della TV dall'interno, utilizzando i suoi stessi apparati. Bisogna cioè trovare all'interno della televisione stessa i mezzi e le strategie per limitarla.
Una proposta che sembra andare in questa direzione viene avanzata da Renato Parascandolo, il quale la argomenta con questo ragionamento: il problema che si pone: chi educa gli educatori (autori dei programmi, responsabili dei palinsesti, giornalisti)? Credo che la risposta giusta sia: la televisione stessa.
Infatti gli apparati televisivi -e in generale tutti gli apparati- in base al loro funzionamento (organizzazione del lavoro, gerarchie, procedure, etc.) e alla funzione che sono chiamati a svolgere (accumulare profitti, offrire un servizio di utilità, fare propaganda etc.) creano modelli professionali, mentalità, valori, cultura. Gli apparati cioè oltre a produrre merci o servizi
producono anche ideologia. Una ideologia che è presente non solo nei prodotti-soprattutto se immateriali, come i programmi televisivi- ma anche nei modi di lavorare, nelle forme della burocrazia, nella divisione del lavoro. La televisione come apparato dunque, educa, simultaneamente, sia i telespettatori che i suoi dirigenti e tutti coloro che vi lavorano. Questa formazione crea aspettative, pregiudizi e valori i quali ovviamente non possono che essere in sintonia con il funzionamento dell'apparato e con gli scopi che esso persegue. Questo ragionamento apre una questione molto concreta. Se vogliamo approdare a un modello di televisione più colta e intelligente, non basta aprire le porte a nuove idee e nuovi argomenti.
Prima di tutto bisogna modificare la struttura degli apparati, il loro funzionamento, il loro modello produttivo, i profili professionali, la burocrazia, perché solo questo può cambiare la mentalità di chi vi lavora e di chi li dirige.
Parafrasando Mc Luhan potremmo quindi dire non tanto che il medium è il messaggio, quanto che
l'organizzazione del medium è il messaggio. In altre parole non avremo una nuova e più coltivata classe dirigente negli apparati televisivi per opera e virtù dello Spirito Santo, oppure agendo solo sulla programmazione (dalla TV generalista a quella tematica), ma solo ridisegnando l'architettura ideativo-produttiva degli apparati della comunicazione.
Queste riflessioni ci portano molto vicino al cuore della struttura televisiva, ci conducono all'interno dell'apparato, mostrandoci il funzionamento di quella complessa macchina che è la TV. Tuttavia numerosi problemi strategici restano ancora irrisolti. Se cambiare la TV significa cambiare il suo «modello produttivo», la «struttura degli apparati», ridisegnare «l'architettura ideativo-produttiva», si pone il seguente problema: come è possibile fare tutto ciò fintantoché la televisione resta una struttura dominata dagli interessi economici? Come cambiare il suo
«modello produttivo» se l'unico criterio discriminante la qualità dei prodotti televisivi è l'Auditel?
Sono domande, queste, che attendono al più presto una risposta adeguata. Ne va della nostra civiltà.
I RISCHI PER L'EDUCAZIONE
La televisione come abbiamo detto si occupa più di immagini che di parole. L'obiettivo di tutti i programmi televisivi è quello di catturare il più possibile l'attenzione degli spettatori. Per fare questo vengono utilizzate dagli ideatori dei programmi immagini ad effetto, con un grande potere di suggestione. Il fatto singolare è che la ricerca disperata dell'audience rende gli operatori della TV del tutto irresponsabili nei confronti del pubblico. Si pone infatti il seguente problema: Non sarebbe opportuno cercare di tutelare i bambini di fronte a questa invasione devastante? Coloro che difendono, spesso in modo acritico, i diritti della TV di usare le immagini liberamente portano a sostegno della loro posizione la tesi che l'immagine non mente, che in fondo non rappresenta altro che la realtà. Ciò è comunque falso. La realtà è molto meno sensazionale delle immagini della TV, che sono sempre costruite ad arte per suscitare suggestione ed un forte impatto emotivo. La TV diventa così a causa del suo eccessivo sensazionalismo molto pericolosa per la civiltà. Karl Popper si è occupato del tema della libertà della TV. In una intervista televisiva Popper interviene su questo tema sostenendo la tesi della necessità di una limitazione del potere di condizionamento della televisione. Popper riconosce il ruolo educativo che la televisione svolge ma ritiene che la degenerazione dei programmi, imputabile essenzialmente alle leggi dell'Auditel, sia molto pericolosa. Egli suggerisce dieci tesi che i professionisti della TV dovrebbero prendere in considerazione nello svolgimento della loro attività. Uno dei punti su cui Popper insiste maggiormente è la difesa dei bambini contro la violenza dei media.
Quest'idea di Popper, secondo la quale la TV è uno strumento generatore di violenza, sembra oggi trovare riscontro in ambito scientifico. Numerose ricerche condotte negli Stati Uniti da equipes di psicologi hanno dimostrato, attraverso l'attenta osservazione di un campione di bambini, una effettiva connessione tra l'insorgenza di comportamenti violenti nella fase adolescenziale e i programmi televisivi visti nel periodo infantile. In particolare si è notato che il coinvolgimento emotivo indotto dalle immagini violente influisce nello sviluppo dell'aggressività. D'altra parte però, emergono da queste ricerche anche elementi positivi. La visione in età infantile di programmi informativi, cioè opportunamente pensati per provocare stimoli cognitivi, sembra aver prodotto un notevole innalzamento del rendimento scolastico. Purtroppo la maggior parte dei programmi televisivi destinati ai bambini non sembra rispondere a queste ultime caratteristiche. Prevalgono in realtà trasmissioni in cui si fa un uso consistente di immagini violente (si pensi alle numerose saghe dei cartoons giapponesi). Per tal motivo è necessario che il potere di condizionamento culturale della tv sia limitato. In che modo?
Una possibile soluzione potrebbe essere quella proposta da Popper...la scoprirete nel prossimo post ;-)
Una possibile soluzione potrebbe essere quella proposta da Popper...la scoprirete nel prossimo post ;-)
TV E EDUCAZIONE
Nei prossimi post verrà sviluppata la tematica riguardante il rapporto tra TV e educazione!
Vi aspetto ;-)
Vi aspetto ;-)
OPINIONI SULLA TV
Karl Popper definisce la TV “Cattiva Maestra”.
La considera semplicemente come un insieme di circuiti elettronici. |
domenica 15 gennaio 2012
LA TV CI RENDE PIU' INTELLIGENTI?
Per rispondere alla domanda lanciata in questo post, propongo un mio commento precedentemente postato all’interno di un forum universitario.
Credo che la televisione possa rappresentare un’importante occasione di sviluppo culturale, cognitivo e sociale per ciascuna persona. Trovo però difficile condividere l’affermazione di Steve Johnson secondo cui “la televisione ci ha reso più intelligenti”, o l’affermazione di Karl Popper che sostiene che “la televisione ci ha reso più ignoranti”. Sono comunque del parere che la Tv, come altri mass media, abbia contribuito e tutt’ora contribuisca ad ampliare le conoscenze dell’uomo: è chiaro che si tratta di un potente mezzo di comunicazione, che attraverso immagini, colori, suoni, parole, servizi, che mostrano culture, usi e costumi, popolazioni differenti, località lontane, è capace di catturare costantemente l’attenzione dei telespettatori.
Concordo con i colleghi Davide e Maria quando sostengono che l'incisività della televisione sul nostro sistema cognitivo dipenda da diversi fattori, quali la qualità dei programmi, l‘educazione all‘uso dei media, tipo, contesto e tempo di fruizione, caratteristiche socio-culturali di ciascun individuo. Chiaramente la TV, a parer mio, può rivelarsi un utile strumento qualora porti il telespettatore a migliorare oltre l’intelligenza anche la creatività, l’apprendimento e l’analisi critica sui contenuti informativi ricevuti. Sempre da ricordare, così come ha ben sottolineato la collega M. Grazia S., un’affermazione di Postman: "Nessun mezzo è pericoloso se gli utenti ne conoscono il pericolo".
Credo che la televisione possa rappresentare un’importante occasione di sviluppo culturale, cognitivo e sociale per ciascuna persona. Trovo però difficile condividere l’affermazione di Steve Johnson secondo cui “la televisione ci ha reso più intelligenti”, o l’affermazione di Karl Popper che sostiene che “la televisione ci ha reso più ignoranti”. Sono comunque del parere che la Tv, come altri mass media, abbia contribuito e tutt’ora contribuisca ad ampliare le conoscenze dell’uomo: è chiaro che si tratta di un potente mezzo di comunicazione, che attraverso immagini, colori, suoni, parole, servizi, che mostrano culture, usi e costumi, popolazioni differenti, località lontane, è capace di catturare costantemente l’attenzione dei telespettatori.
Concordo con i colleghi Davide e Maria quando sostengono che l'incisività della televisione sul nostro sistema cognitivo dipenda da diversi fattori, quali la qualità dei programmi, l‘educazione all‘uso dei media, tipo, contesto e tempo di fruizione, caratteristiche socio-culturali di ciascun individuo. Chiaramente la TV, a parer mio, può rivelarsi un utile strumento qualora porti il telespettatore a migliorare oltre l’intelligenza anche la creatività, l’apprendimento e l’analisi critica sui contenuti informativi ricevuti. Sempre da ricordare, così come ha ben sottolineato la collega M. Grazia S., un’affermazione di Postman: "Nessun mezzo è pericoloso se gli utenti ne conoscono il pericolo".
Roberta
Secondo voi, la TV ci rende più intelligenti?
A proposito di Steve Johnson...ecco a voi il curioso clip "Come nascono le buone idee" :-P
LE 8 INTELLIGENZE
1. Intelligenza logico-matematica;
2. Intelligenza linguistica;
3. Intelligenza spaziale;
4. Intelligenza musicale;
5. Intelligenza cinestetica;
6. Intelligenza interpersonale;
7. Intelligenza intrapersonale;
8. Intelligenza naturalistica.
Ultimamente si ipotizza l’esistenza di una nona intelligenza, l’Intelligenza esistenziale.
Ultimamente si ipotizza l’esistenza di una nona intelligenza, l’Intelligenza esistenziale.
E la Televisione ci stimola a sviluppare queste intelligenze?
A mio parere, certamente si. Dal secondo dopoguerra in poi, in
coincidenza della diffusione di massa della TV il livello di complessità e quindi intelligenza è inevitabilmente aumentato. Pensiamo ad esempio all’intelligenza linguistica: con la TV l’Italia ha sviluppato una lingua comune; all’intelligenza naturalistica: la TV propone località e territori dell’intero pianeta spesso lontani dal nostro patrimonio culturale; all’intelligenza musicale: la TV propone una vasta gamma di programmi musicali, musica pop, rap, jazz, rock, soul; la TV ci aiuta a sviluppare l’intelligenza interpersonale e intrapersonale, ad esempio attraverso la visione di programmi di attualità, cultura generale, intrattenimento; o ancora, la TV può contribuire a sviluppare le intelligenze logico-matematica, spaziale, cinestetica, cosicché il nostro cervello si impegni alla rielaborazione di oggetti e immagini.
TV E INTELLIGENZA: IL PARERE DI HOWARD GARDNER
Avete scoperto chi è l’identità del post precedente? È Howard Gardner ;-D…
Psicologo statunitense, noto per aver scritto alcuni importanti testi di psicologia dell'educazione e per aver elaborato la più importante storia classica della nascita della scienza cognitiva, The Mind's New Science. E soprattutto, ha acquisito celebrità nella comunità scientifica grazie alla sua notissima teoria sulle intelligenze multiple.
E l’intelligenza che cos’è? È quella facoltà mentale che consente ad un soggetto di interagire con la realtà
favorevolmente; essa implica le capacità di comprendere la realtà, le idee e il linguaggio, di ragionare, di apprendere, di apprendere dall'esperienza, di pianificare e di effettuare efficacemente il problem solving.
Bene, ora si può procedere ad illustrare la teoria di Gardner. Egli ritiene che ogni persona è dotata di almeno otto
intelligenze strettamente connesse tra di loro e che interagiscono in modo molto complesso. Alcuni di noi possiedono livelli molto alti in tutte o quasi le intelligenze, mentre altri ne hanno sviluppato solo alcune: chiaramente, tutti noi possiamo svilupparle se siamo posti nelle giuste condizioni.
Al prossimo post scoprirete quali sono le otto intelligenze secondo Gardner...
Al prossimo post scoprirete quali sono le otto intelligenze secondo Gardner...
Edutopia revisits its 1997 interview with Harvard University Professor Howard Gardner about multiple intelligences
and new forms of assessment.
TV E INTELLIGENZA
Nei prossimi post troverete sviluppata la tematica inerente il rapporto tra TV e intelligenza ;-)...
IL BLOG "MEDIA EDUCATION.BO"
Il favoloso Blog MediaEducation.bo...incentrato sulla Pedagogia dei Media, "che ha come oggetto di studio e analisi la relazione tra educazione e mass media, intesa soprattutto nei termini di specifici linguaggi, di modelli e valori veicolati e di potenzialità didattiche dei media stessi". Tante le tematiche affrontate, come appunto l'educazione mediale, il rapporto tra minori e medium televisivo...se vi va di scoprirlo cliccate su: http://www.mediaeducationpuntobo.it/contributi/manuela_piovesan.html
Buona navigazione!!!
sabato 14 gennaio 2012
TV E PERSONALITA' COMPROMESSE
IL PARERE DEGLI PSICOLOGI 4
Oggi molti bambini hanno problemi personali e uno dei motivi è che trascorrono una parte eccessiva del loro tempo libero a guardare una televisione non adatta a loro.
Molte persone ritengono che sia ormai necessario limitare il potere di condizionamento culturale della TV. Ad esempio, Karl Popper, famoso filosofo austriaco che si è occupato a lungo del tema “TV e libertà”, pensava alla creazione di un apposito “Istituto per la Televisione” con il compito specifico di preparare in modo adeguato gli operatori della TV, rendendoli pienamente consapevoli dell’importanza del loro ruolo.
Molte persone ritengono che sia ormai necessario limitare il potere di condizionamento culturale della TV. Ad esempio, Karl Popper, famoso filosofo austriaco che si è occupato a lungo del tema “TV e libertà”, pensava alla creazione di un apposito “Istituto per la Televisione” con il compito specifico di preparare in modo adeguato gli operatori della TV, rendendoli pienamente consapevoli dell’importanza del loro ruolo.
In Italia qualche passo nella direzione giusta è stato fatto di recente con la messa a punto di un “Codice di Autoregolamentazione TV e Minori” a cui hanno aderito le principali aziende televisive nazionali.
Qui di seguito potete dare un'occhiata ai Principi Generali.
Le Imprese televisive, fermo restando il rispetto delle norme vigenti a tutela dei minori e in particolare delle disposizioni contenute nell’art.8, c.1, e nell’art.15, comma 10, della legge n. 223/90, si impegnano a:
Qui di seguito potete dare un'occhiata ai Principi Generali.
Le Imprese televisive, fermo restando il rispetto delle norme vigenti a tutela dei minori e in particolare delle disposizioni contenute nell’art.8, c.1, e nell’art.15, comma 10, della legge n. 223/90, si impegnano a:
A) migliorare ed elevare la qualità delle trasmissioni televisive destinate ai minori;
B) aiutare gli adulti, le famiglie e i minori a un uso corretto ed appropriato delle trasmissioni televisive, tenendo conto delle esigenze del bambino, sia rispetto alla qualità che alla quantità; ciò per evitare il pericolo di una dipendenza dalla televisione e di imitazione dei modelli televisivi, per consentire una scelta critica dei programmi;
C) collaborare col sistema scolastico per educare i minori a una corretta ed adeguata alfabetizzazione televisiva, anche con il supporto di esperti di settore;
D) assegnare alle trasmissioni per minori personale appositamente preparato e di alta qualità;
E) sensibilizzare in maniera specifica il pubblico ai problemi della disabilità, del disadattamento sociale, del disagio psichico in età evolutiva, in maniera di aiutare e non ferire le esigenze dei minori in queste condizioni;
F) sensibilizzare ai problemi dell’infanzia, tutte le figure professionali coinvolte nella preparazione dei palinsesti o delle trasmissioni, nelle forme ritenute opportune da ciascuna Impresa televisiva;
G) diffondere presso tutti i propri operatori il contenuto del presente Codice di autoregolamentazione.
B) aiutare gli adulti, le famiglie e i minori a un uso corretto ed appropriato delle trasmissioni televisive, tenendo conto delle esigenze del bambino, sia rispetto alla qualità che alla quantità; ciò per evitare il pericolo di una dipendenza dalla televisione e di imitazione dei modelli televisivi, per consentire una scelta critica dei programmi;
C) collaborare col sistema scolastico per educare i minori a una corretta ed adeguata alfabetizzazione televisiva, anche con il supporto di esperti di settore;
D) assegnare alle trasmissioni per minori personale appositamente preparato e di alta qualità;
E) sensibilizzare in maniera specifica il pubblico ai problemi della disabilità, del disadattamento sociale, del disagio psichico in età evolutiva, in maniera di aiutare e non ferire le esigenze dei minori in queste condizioni;
F) sensibilizzare ai problemi dell’infanzia, tutte le figure professionali coinvolte nella preparazione dei palinsesti o delle trasmissioni, nelle forme ritenute opportune da ciascuna Impresa televisiva;
G) diffondere presso tutti i propri operatori il contenuto del presente Codice di autoregolamentazione.
Attribuite un ruolo significativo al Codice di Autoregolamentazione TV e Minori? Aggiungereste dei principi o ne modifichereste fra quelli presenti?
TV, DESIDERIO DI POSSESSO E VIOLENZA
IL PARERE DEGLI PSICOLOGI 3
Secondo l’Accademia Americana di Pediatria i bambini che guardano per tante ore la TV sono esposti a circa 40.000 messaggi pubblicitari ogni anno. Il bambino prima dei 7 anni non è ancora in grado di capire lo scopo delle pubblicità (cioè, vendere il prodotto), soprattutto se si sta promuovendo un prodotto a lui gradito; perciò, il potere di suggestione degli spot pubblicitari sui bambini molto piccoli è elevato. Tuttavia, questo potere può essere facilmente ridimensionato dall’intervento dei genitori. Loro possono far comprendere al bambino che cosa è uno spot, qual è il suo fine e frenare il meccanismo indotto del desiderio di possesso.
Scene violente vengono trasmesse a qualsiasi ora del giorno in una varietà di programmi televisivi
come cartoni animati, pubblicità, soap-opera, ecc., rivolti ad un vasto pubblico di piccoli e giovani.
L’Associazione degli Psicologi Americani ha identificato alcune delle conseguenze che l’assistere
alla violenza in TV può determinare sui bambini. In particolare si è visto che quando il tempo di esposizione alla TV è eccessivo i bambini:
- diventano meno sensibili e meno attenti alle esigenze e ai problemi degli altri;
- diventano iperattivi e distratti;
- diventano aggressivi nei confronti dei loro coetanei, imitando i comportamenti violenti appresi dalla TV, e considerano la violenza come unico modo, divertente ed efficace, per ottenere ciò che si vuole e per risolvere le controversie;
- i bambini emotivamente più sensibili rimangono traumatizzati a lungo dalle scene violente che vedono in TV, rischiando di avere seri problemi durante il loro sviluppo.
LA TV INFLUENZA I BAMBINI NEL BENE O NEL MALE?
IL PARERE DEGLI PSICOLOGI 2
La TV si è gradualmente trasformata da strumento d’informazione e intrattenimento nel tempo libero, in vero e proprio educatore di bambini al punto da rappresentare spesso una “compagnia virtuale”, talvolta preferita in parte o in tutto a quella reale. Inoltre, ha cominciato a produrre modelli di vita che sono diventati sempre più esempi da interiorizzare e imitare. La TV è uno strumento che ha un’incredibile influenza sulle persone, soprattutto sui bambini.
Quanto la TV sia in grado di influenzare i bambini dipende da due fattori: il tempo di esposizione e
i contenuti trasmessi; in genere, quanto maggiore è l’esposizione dello spettatore ai programmi televisivi, tanto maggiore è l’influenza esercitata dal mezzo; la natura (cioè, se positiva o negativa) dell’influenza è determinata dai contenuti. Concordate?
Negli Stati Uniti è stato stimato che in media un bambino guarda la TV per 4-5 ore al giorno, durante i giorni feriali, e per 7-9 ore nel fine settimana. Gli esperti raccomandano che il bambino al di sopra dei 2 anni non guardi la TV per più di 1-2 ore al giorno.
Non bisogna dimenticare che i bambini si accostano alla TV e la guardano con motivazioni diverse
da quelle degli adulti. Il bambino, come già ribadito, guarda la TV perché cerca di capire il mondo, ma la TV non è sempre il mezzo più adatto; i bambini di età inferiore ai 3 anni, per esempio, non sono ancora in grado di discernere la realtà dalla finzione. Lasciar guardare per lungo tempo e liberamente la TV ai bambini può produrre alcuni “effetti indesiderati”; per esempio, si è visto che i bambini che guardano la TV per un tempo superiore alle 4 ore al giorno:
- tendono a trascurare altre attività più importanti per il loro sviluppo come la lettura, il gioco con i pari, lo studio, lo sport ecc.;
- sono esposti ad apprendere comportamenti rischiosi e poco adatti alla loro età quali la violenza, il fumo, l’abuso di sostanze stupefacenti, i rapporti sessuali prematuri, ecc.;
- tendono ad essere obesi (il bambino quando guarda la TV è inattivo e tende a fare spuntini con cibi calorici e di scarso valore nutrizionale, spesso proprio quelli che appaiono nelle comunicazioni pubblicitarie);
- tendono ad avere una ridotta curiosità e voglia di esplorare, perché guardare la TV richiede una partecipazione passiva.
EFFETTI NEGATIVI DELLA TV SUI BAMBINI
IL PARERE DEGLI PSICOLOGI 1
La diffusione della televisione ha gradualmente trasformato le abitudini di molte persone. Questo strumento d’informazione di massa si è guadagnato un posto di primo piano tra le attività
quotidiane, uno spazio che qualche volta finisce per trasformare l’uso in abuso da parte di chi ne usufruisce per intere giornate, lasciando poco spazio ad un atteggiamento critico di fronte ai contenuti ricevuti. Ci sono indicatori qualitativi e quantitativi importanti per comprendere se l’uso del mezzo televisivo è eccessivo e rischia di sfociare in una vera e propria “dipendenza”. I principali segni sono:
- trascorrere davanti alla televisione un tempo superiore alle 2-3 ore al giorno;
- provare una certa euforia durante la visione delle immagini televisive;
- mostrare una sorta di “crisi di astinenza” con nervosismo e irritabilità nel momento in cui non sia possibile guardare la televisore;
- riduzione drastica delle attività di svago alternative alla visione della TV;
- rarefazione dei rapporti sociali;
- appiattimento delle capacità critiche nei confronti dei programmi televisivi;
- desiderio forte di acquistare i prodotti pubblicizzati attraverso il mezzo televisivo;
- confusione tra la realtà e la finzione televisiva, con accettazione di quanto presentato in TV come realtà assoluta.
TV E PSICOLOGIA
A breve troverete in questo Blog dei commenti da parte di alcuni Psicologi circa gli effetti prodotti dalla TV sui bambini ;-)
IPNOSI...
Un breve video che mostra dei bambini letteralmente ipnotizzati davanti allo schermo televisivo ;(
PRINCIPI DI CULTURA TELEVISIVA
Ecco alcune regole che aiutano a gestire correttamente questo mezzo tanto potente ed intrusivo, quale è la TV:
2. Non permettere ai bambini di disporre di TV nelle camere da letto;
3. Non lasciare che i bambini svolgano i compiti davanti alla TV accesa;
4. Stabilire limiti di tempo per guardare la TV;
5. Discutere insieme la scelta dei programmi;
6. Guardare la TV insieme;
7. Organizzare ai ragazzi attività alternative alle quali dedicarsi insieme;
8. Fare in modo che non vedano programmi terrorizzanti.
Risulta inoltre importante non considerare la visione dei cartoni animati o di programmi diseducativi, che tuttavia
piacciono a molti bambini, come “un premio” dicendo ad esempio “se fai il bravo, se fai i compiti puoi vedere i cartoni”, poiché potrà solo aumentare nel bambino il valore attribuito a quei programmi e il desiderio di vederli anziché dedicarsi ad altre attività più costruttive.
Ecco inoltre 5 principi di cultura televisiva che possono aiutare i genitori nel chiarire le proprie sensazioni nei confronti della televisione. I genitori devono insegnare ai propri figli questi punti:
- Le persone sono più intelligenti della televisione (cioè la si può spegnere!);
- Il mondo della televisione non è reale (punto particolarmente importante per i bambini in età prescolare);
- La televisione insegna che alcune persone sono più importanti di altre mediante degli stereotipi (per esempio razzismo, sessismo, etc.);
- La televisione continua a ripetere le stesse cose (come partite, soap operas, etc.);
- C'è qualcuno che vuole sempre far soldi con la televisione.
Per chi volesse approfondire il tema, propongo un link: http://www.llli.org/lang/ital/italnbjulaug93.x.html
venerdì 13 gennaio 2012
PERCHE' I BIMBI GUARDANO LA TV?
Le motivazioni che spingono i bambini a guardare la televisione sono completamente diverse dalle motivazioni che spingono gli adulti. Questi ultimi cercano uno svago, una distrazione; i bambini invece guardano la televisione per capire il mondo, proprio come fino ad alcuni decenni fa guardavano gli adulti nelle loro attività di lavoro e gioco per apprendere e acquisire quelle attitudini necessarie ad inserirsi nella società.
Gli effetti della televisione nella crescita di un bimbo quindi, non dipendono tanto dal mezzo ma piuttosto da come viene utilizzato. E’ l’utilizzo che se ne fa a sfruttarne le potenzialità positive o ad ampliarne i possibili effetti negativi. Siete d'accordo?
Prendiamo in considerazione le nostre famiglie, all'interno delle quali si vive spesso una vita frenetica: i genitori devono rispettare gli orari di lavoro, conciliare gli orari dei figli, legati alla scuola e a sempre più numerose attività extrascolastiche, cercare di trovare qualche spazio per se stessi. Nella maggior parte dei casi i membri della famiglia si trovano riuniti per cena e in compagnia della televisione; papà e mamme,
stanchi della lunga giornata lavorativa, hanno il desiderio di rilassarsi, di ascoltare le notizie del giorno al telegiornale o vedere un programma di “evasione”; i figli però pretendono di vedere programmi adatti a loro, cosicché spesso, per ovviare al problema, in una casa ci sono più apparecchi televisivi in stanze diverse.
Sul piano educativo l’esito più grave di questa organizzazione riguarda la diminuzione di momenti dedicati alla comunicazione ed all’ascolto, allo scambio di opinioni e di idee, alla presentazione dei problemi personali.
TV E COMPUTER
Il personal computer è sempre più spesso e più precocemente utilizzato anche da bambini, ma le ore che riguardano l’utilizzo del computer vanno a sostituire quelle relative alla televisione o ad integrarle?
La visione più ottimistica dice che oggi i bambini sono più fortunati perché possono scegliere se guardare la televisione o giocare con il computer, sottolineando la preferibilità di quest’ultimo a causa del suo carattere ‘interattivo’ e dunque stimolatore di quella fantasia che la televisione invece narcotizza.
Gli ottimisti, insomma, interpretando il computer come alternativa (felice) alla televisione si schierano a favore
dell’integrazione con la speranza chele ore trascorse solo davanti alla televisione vengano divise tra questa e il computer (che consente anche utilizzi diversi dal gioco: studio, internet, consultazione di Cd-Rom).
I pessimisti temono invece che il tempo dedicato al computer, nella maggior parte dei casi, si vada a sommare al tempo della visione televisiva. Ricordano poi che l’interattività è un’illusione in quanto la macchina offre una libertà fasulla fatta da molteplici possibilità predefinite e predeterminate al posto di una sola sequenza di avvenimenti.
Ricerche mirate a rilevare il rapporto tra le ore passate in compagnia della televisione e quelle del computer sembrano confermare i timori dei pessimisti: tra i bambini che giocano con il computer, insieme a coloro che non ne fanno uso, si riscontra la più alta percentuale di bambini che trascorrono più di cinque ore davanti alla televisione.
Al contrario i bimbi che utilizzano il computer soprattutto per la consultazione di Cd-Rom, sono quelli che passano meno tempo a guardare la televisione (quasi il 50% guarda la televisione per circa un’ora, più del 40% tra le due e le tre ore).
Concordate con il pensiero degli ottimisti o con quello dei pessimisti?
ABITUDINI TELEVISIVE DEI MINORI
La presenza della televisione nella vita dei bambini è piuttosto invadente, e non solo come quantità di ore al giorno, ma anche come frequenza di esposizione.
La percentuale più elevata (27% di bambini tra i 3 e i 10 anni) riguarda la visione televisiva in due momenti, presumibilmente dopo pranzo e prima di cena. Una larga parte di questi bambini guarda la televisione da solo (circa il 30%) o con fratelli e sorelle (circa il 28%); una piccola parte in compagnia dei propri genitori o di coetanei.
A questi dati già piuttosto allarmanti si devono aggiungere le ore che i bambini passano ‘davanti’ al computer o con i videogiochi.
INFANZIA E TV
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I mass media, ed in particolare la TV, hanno cambiato
drasticamente le abitudini, l’organizzazione del tempo, le modalità educative e relazionali all’interno delle famiglie dei paesi
industrializzati.
Da numerose ricerche emerge che, in Italia, i bambini in età prescolare guardano la
televisione in media due ore e mezza al giorno, con punte fino a cinque ore. Tale dato appare
ancora più preoccupante sapendo che per la maggior
parte del tempo i bambini guardano la televisione da soli e che il gioco e lo studio si vedono dedicato un tempo inferiore a quello
passato davanti allo schermo.
La cattiva qualità dei programmi televisivi nelle ore più
utilizzate dai piccoli spettatori contribuisce ad accrescere le generali preoccupazioni. A dieci anni di età, in media ogni bambino ha già
visto in TV migliaia di ore di spettacoli con contenuti spesso violenti da cui possono derivare
conseguenze a volte drammatiche nel processo di formazione della personalità. Il bambino infatti può arrivare a
confondere la violenza vera con quella televisiva, a identificarsi in
personaggi violenti e a considerare l’aggressività come il modo migliore
per gestire le situazioni in cui viene a trovarsi in difficoltà; può
trovarsi davanti a messaggi che, anziché rafforzare i valori, ampliare la
conoscenza e sviluppare le capacità
critiche, possono incrementare atteggiamenti
distruttivi per se stesso e
per gli altri.
In alcuni casi il bambino può perfino arrivare ad attribuire alla
televisione il ruolo di genitore
sostitutivo di quelli esistenti
e insoddisfacenti.
La solitudine e l’abbandono li inducono a cercare nella
televisione conforto e compagnia. Ma questo isolamento emotivo comporta il rischio di indurire il
loro carattere e di rendere difficile il fluire della loro affettività.
D’altro canto non si può negare che la TV possa favorire la
crescita e l’educazione, informare e persino formare attraverso programmi
di qualità. Basti pensare al telegiornale per i ragazzi, a trasmissioni che in forma documentaristica o animata
trattano temi di storia, di geografia o di scienze naturali; ad alcuni
programmi di intrattenimento pomeridiani molto ben fatti che si propongono obiettivi cognitivi, logici e linguistici.
La valenza positiva o negativa della televisione nella crescita
dei bambini dipende dunque dalla qualità e dai contenuti delle
trasmissioni cui vengono esposti, oltre che dal tempo che trascorrono davanti
al video.
Pensate che la TV possa realmente agevolare il percorso formativo e l'educazione dei bambini, o abbia un ruolo invece prevalentemente negativo nei vita dei minori?
Pensate che la TV possa realmente agevolare il percorso formativo e l'educazione dei bambini, o abbia un ruolo invece prevalentemente negativo nei vita dei minori?
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giovedì 12 gennaio 2012
EFFETTI POSITIVI
Alcuni effetti
psicologici e cognitivi della TV sui soggetti
molto giovani...
La TV può così rappresentare un’ottima fonte di arricchimento linguistico, culturale e cognitivo per ciascun fruitore!
TV E PENSIERO RETICOLATO
Personalmente, sempre dell’idea che sia difficile arrivare a sostenere che la TV ci rende più intelligenti, ma forse
semplicemente contribuisce a renderci intelligenti in modo diverso, mi sento di riconoscerle che sia in grado di “attivare” le tante intelligenze che compongono la nostra intelligenza, allenandoci così ad esercitare il pensiero multiplo (Carr ci parla di “processo di pensiero reticolato”, ormai il pensiero lineare sembra non soddisfare più le nostre menti!). Vi pare poco? Certo è che, per la sua stessa natura, la TV non ci consente di essere interattivi quanto altri media, ma rappresenta comunque un prolungamento dei nostri sensi, a tal punto da farci sentire partecipi (in qualità di spettatori/fruitori) di avvenimenti in tempo reale, e offrendoci la possibilità di interagire con gli altri utenti sul prodotto, tematiche e trasmissioni proposte: proprio questo, contribuisce a farci sentire parte integrante di una comunità.
Già il fatto che la TV stimoli l’attivazione dei costrutti mentali del singolo, di operazione riflessive e metacognitive, portandolo così a co-costruire dentro di sè quanto affrontato attraverso lo schermo, credo sia di fondamentale importanza.
Lo stesso interrogarsi costantemente sulla veridicità o meno dei contenuti televisivi trasmessi, che siamo chiamati a condividere o disapprovare, potrebbe essere considerato come un ”atteggiamento” atto a sviluppare la nostra coscienza, la nostra intelligenza e il nostro pensiero critico.
Molte trasmissioni, una volta superata quella fase in cui la loro costruzione si basava sul principio di linearità, evolvendosi in costruzioni complesse (è sempre più necessario farci carico del cambiamento dei modi di apprendere che la TV ha portato), divengono “[…] una palestra cognitiva che allena la nostra intelligenza sociale. La capacità di ricordare e valutare l’intera gamma delle relazioni sociali in un gruppo esteso è una abilità sempre più importante nella nostra vita e sempre più apprezzata negli ambienti altamente collaborativi che viviamo tutti i giorni” (Johnson). Pensiamo ad esempio alle soap-opera, famose per gli intrecci di trame multiple, per tenere esercitata la mente proprio attraverso “la capacità di ricordare, di ipotizzare relazioni e di scoprire cosa succederà dopo”.
Ogni medium crea nuove formae menits legate non ai contenuti del messaggio ma proprio al medium stesso (McLuhan: “il medium è il messaggio”).
Infine, penso che riuscire a promuovere una produzione televisiva anche educativamente orientata, possa rappresentare un passo non indifferente.
Infine, penso che riuscire a promuovere una produzione televisiva anche educativamente orientata, possa rappresentare un passo non indifferente.
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