giovedì 12 gennaio 2012

LA TV: UNA FABBRICA DI STEREOTIPI


La creazione di un universo di comunicazione esteso a tutto il pianeta presenta caratteri sia positivi che negativi. Tra i primi si può senz’altro annoverare l’elevamento del livello culturale di molte popolazioni, la possibilità per tutti di accedere a un numero maggiore di informazioni, e in più l’opportunità di usare il mezzo televisivo come una sorta di sistema di controllo della democrazia. 
Nell’epoca attuale, infatti, non esiste un contesto in cui le telecamere non riescano ad arrivare.
Il sistema televisivo è soprattutto un grande mercato, al cui interno si muovono tanti personaggi, interessati soprattutto al proprio profitto. Nella loro logica, la trasmissione televisiva è una merce come tante, che essi producono per poterla vendere in cambio di un prezzo particolare, vale a dire l’attenzione degli spettatori. Una trasmissione, cioè, vale se viene vista, se può contare come si dice su una buona audience, cioè su un ascolto elevato (rilevato sulla base di alcune famiglie-campione da un istituto specializzato, l’Auditel. Lo share, invece, è la percentuale di ascoltatori che, tra tutti quelli in ascolto, hanno preferito un dato programma).  
E solo quando raggiunge questo valore può essere ulteriormente venduta ad altre emittenti televisive di tutto il mondo, si possono produrre magliette, gadget e ogni sorta di oggetti legati alla trasmissione. Attraverso la TV, cioè, è possibile creare nuovi prodotti i quali incontrano il favore del pubblico solo perché sono associati all’immagine televisiva di un programma. 
Oggi, in un’epoca che gli economisti definiscono di globalizzazione, il processo per cui una merce fabbricata in un luogo può essere venduta in altri luoghi collocati dalla parte opposta della Terra è una cosa assolutamente normale. L’importante è che i prodotti “globali” posseggano i requisiti attraenti agli occhi di un ragazzo di New York come a quelli di uno di Pechino.
Per vendere in tutto il mondo un prodotto particolare come un programma televisivo bisogna   adottare tecniche ancora più sofisticate. Se si ha la pretesa di voler vendere un telefilm in tutto il mondo, bisognerà innanzitutto creare un personaggio che possa risultare simpatico a tutti, che si faccia interprete di valori il più possibile universali, che susciti a chiunque un senso di familiarità e di appartenenza. Per poter individuare i personaggi giusti vengono fatti studi approfonditi, lunghi anche diversi anni, che coinvolgono équipe di esperti, specializzati nel caratterizzare il possibile protagonista di una trasmissione attraverso precise categorie socio-economiche.  
La dimensione planetaria della televisione ha un limite evidente: crea personaggi stereotipati, modelli vuoti e spesso esagerati. Prendiamo ad esempio i personaggi delle soap opera: l’uomo ricco e potente ma spregiudicato, la donna perfida e ambiziosa che alla fine viene sconfitta, la coppia di giovani amanti che attraversa infinite peripezie per coronare il proprio sogno d’amore, il personaggio di umili origini che si riscatta attraverso nobili principi. Intorno a loro troviamo un mondo dorato, dove la bellezza è patrimonio di tutti, dove gli unici problemi sono di natura sentimentale, dove tutti non fanno mai a meno dell’abito più costoso e dell'auto più esclusiva.     




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